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Dan Ettinger debutta alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo come
nuovo direttore musicale del Massimo Partenopeo.
Venerdì 20 e domenica 22 gennaio al Politeama, Ettinger sarà sul podio delle
compagini sancarliane per dirigere la Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e
orchestra op. 125 – “Corale” di Ludwig van Beethoven.
Protagonisti della serata anche i solisti Diana Damrau (soprano), Edna Prochnik
(mezzosoprano), Bernard Richter (tenore) e Ludovic Tézier (baritono), maestro del
Coro è José Luis Basso.
L’appuntamento è in cartellone per la Stagione di Concerti 22/23 del Teatro di San
Carlo.
Dan Ettinger è considerato come uno dei direttori più ricercati della sua generazione
a livello internazionale. È direttore musicale dell’Opera di Israele e direttore musicale
dell’Orchestra Filarmonica di Stoccarda. Da gennaio 2023 assume l’incarico di nuovo
Direttore Musicale del Teatro San Carlo di Napoli.
Si esibisce regolarmente nei più importanti teatri d’opera al mondo, come
Metropolitan di New York, Covent Garden di Londra, l’Opéra National de Paris,
Opernhaus di Zurigo, Wiener Staatsoper e Bayerische Statsooper oltre che al
Festival di Salisburgo.
Torna al Lirico di Napoli dopo aver diretto Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns
lo scorso settembre.
Fu nel 1824 che Ludwig van Beethoven portò a termine quella che sarebbe stata la
sua ultima sinfonia. La genesi della Nona fu complessa e il materiale musicale
impiegato era stato prodotto durante l’intero arco della vita del compositore:
anticipazioni di alcuni elementi della Sinfonia si trovano già in lavori giovanili come
la Cantata per Leopoldo II del 1790, o nell’idea di pochi anni più tardi di musicare
proprio “An die Freude” di Schiller. La Nona ha segnato un punto di svolta decisivo
nella storia della sinfonia, fino ad allora forma strumentale per eccellenza. Nel suo
finale infatti Beethoven compie un vero e proprio atto rivoluzionario: l’inserimento
della voce umana (coro e solisti).
Guida all’ascolto
A cura di Christine Siegert
“Gioia e letizia”: Riflessioni sulla nuova edizione critica della Nona Sinfonia
“Gioia e letizia”: queste parole caratterizzavano la prima londinese della Nona Sinfonia di
Beethoven il 21 marzo 1825. La Philharmonic Society aveva invitato il pubblico a un evento
spettacolare. Già nel 1817, la Philharmonic Society aveva dato incarico a Beethoven di comporre
due sinfonie. Il suo allievo di una tempo, Ferdinand Ries, allora residente a Londra scrisse a
Beethoven: «La Società Filarmonica, di cui il nostro amico Neate è anche un direttore e nell’ambito
della quale le Sue composizioni sono preferite a tutte le altre, desidera conferirLe un attestato della
sua grande considerazione e riconoscenza per i tanti bei momenti da noi goduti grazie alle Sue
straordinarie e geniali opere […] sono incaricato di offrirLe a nome della direzione della Società
Filarmonica 300 ghinee alle seguenti condizioni […] scrivere per la Società Filarmonica due grandi
sinfonie che dovranno restare di proprietà di quest’ultima». Dopo cinque anni, la Società rinnovò la
sua offerta, e finalmente, nel tardo 1824 ricevette da Beethoven la partitura. Si può immaginare la
sorpresa quando i responsabili videro che l’opera richiede quattro cantanti e un coro, mentre loro
avevano richiesto un’opera strumentale. Lo stupore probabilmente aumentò quando si accorsero che
Beethoven aveva scelto parole tedesche per questa sua opera perché a Londra le sole lingue
ammesse in musica erano l’inglese per gli oratori e l’italiano per le opere drammatiche. E
Beethoven lo sapeva.
Ciononostante, la Philharmonic Society voleva eseguire la Sinfonia. L’unica soluzione era di
tradurre le parole, come si vede nella partitura manoscritta dove sono aggiunte al tedesco traduzioni
in italiano e inglese. Per la prima londinese, la Sinfonia fu cantata in lingua italiana con al centro le
parole “gioia e letizia” invece di “Freude, schöner Götterfunken”.
La storia della genesi della Nona Sinfonia, da quando Beethoven aveva conosciuto il poema di
Friedrich Schiller verso il 1792, fino all’ultima lettera con riferimento alla Sinfonia pochi giorni
prima della sua morte il 26 marzo 1827, si può leggere nell’ultimo volume uscito dell’edizione
critica Beethoven Werke, curata dal centro di ricerca “BeethovenArchiv” nel BeethovenHaus di
Bonn, la casa natale del compositore. Questo volume ci presenta una Nona Sinfonia mai vista o
ascoltata, un Beethoven da scoprire. Come avviene in questi casi, l’edizione critica delle Beethoven
Werke presenta l’ultima versione autorizzata del compositore. Nel caso della Nona Sinfonia, si tratta
non della versione ricevuta a Londra dalla Philharmonic Society, ma della versione che Beethoven
spedì alla casa editrice Schott a Magonza nel gennaio 1825 per essere stampata in partitura, parti
strumentali e vocali e riduzione per canto e pianoforte. Come era spesso accaduto, Beethoven agì
molto in fretta; per questo non spedì un manoscritto copiato esplicitamente per la pubblicazione, ma
usò la partitura della prima assoluta avvenuta a Vienna nel 7 maggio dell’anno precedente, solo
rivista per la pubblicazione. Scrisse a Schott il 26 gennaio 1825: «Lei avrebbe dovuto aspettare
troppo se si fosse dovuta copiare la Sinfonia per intero, e a dire il vero non sono ancora riuscito a
trovare un copista che capisca almeno un po’ di quello che scrive, perciò ho fatto inserire dei nuovi
fogli per quei pezzi che erano stati proprio scritti male».
Un dettaglio che Beethoven corresse nell’intero ultimo movimento della partitura per Schott, come
in quella della Philharmonic Society, è la posizione delle parole sotto le note. Poco dopo il 19 aprile
1824 aveva scritto al suo copista Peter Paul Gläser: «Le avevo chiesto di copiare esattamente ciò
che avevo scritto, invece le parole sono state copiate proprio come non volevo, come se fosse stato
fatto di proposito, perciò insisto ancora una volta affinché si presti la massima attenzione al modo in
cui le parole sono collocate sotto le note. Non è indifferente mettere le consonanti immediatamente
dopo le vocali che devono essere prolungate, come Le ho mostrato, spiegato e fatto ancora dire da
S.[chindler]; esigo che la partitura sia copiata esattamente tale quale, quanto alle parole come “Sa—
nft”, le consonanti dovrebbero essere scritte solo dopo la fine del prolungamento. È scritto molto
chiaramente; e Lei può vedere sulla copia della partitura come simili casi siano stati sempre corretti
in modo che le parole fossero scritte esattamente così come io ritengo debbano essere, vale a dire
secondo i miei principi».
Il copista da quel momento rispettò la richiesta di Beethoven, ma l’editore Schott pose poi le parole
secondo l’uso comune non solo al tempo di Beethoven ma anche oggi. L’edizione critica è dunque
la prima edizione della Sinfonia mai pubblicata che trasmette esattamente l’idea beethoveniana di
come dovevano essere poste le parole sotto le note: un dettaglio che non si sente nel concerto, ma
che ci dimostra che un’opera di Beethoven può possedere diverse dimensioni, la musica come arte
sonora e l’opera come creazione intellettuale e spirituale.
Inoltre, l’edizione critica ci presenta un’innovazione che cambia davvero la nostra conoscenza
dell’opera. Essendo la strumentazione della Sinfonia molto ampia, con le voci nel movimento
finale, nella partitura mandata a Schott non vi era sufficiente spazio per le parti dei tromboni, che
furono scritte a parte (come si vede nell’autografo beethoveniano). Inoltre, sappiamo da
un’annotazione che anche la parte di controfagotto nel quarto movimento era scritto su fogli
separati, ma questa parte, sfortunatamente, si è persa. Poiché molto probabilmente la parte
strumentale dell’edizione originale, assai diversa della partitura, era basata su questo foglio,
abbiamo deciso di usare la parte stampata come fonte principale per questo strumento.
Sembrano piccoli dettagli, ma allontanano molto dalla partitura che conoscevamo. Il controfagotto,
ad esempio, accompagna la voce del baritono quando canta per la prima volta la melodia principale
“Freude, schöner Götterfunken, Tochter aus Elysium”, e suona un’ottava più alta nel tempo alla
marcia “Froh, wie seine Sonnen fliegen”. L’effetto è molto più sottile e meno grottesco della
versione finora conosciuta, ristabilendo un’unità più profonda del movimento intero e anche
dell’intera Sinfonia.
Christine Siegert, musicologa tedesca, è Responsabile del Centro di ricerca “BeethovenArchiv” nel
BeethovenHaus di Bonn.
TEATRO POLITEAMA
venerdì 20 gennaio 2023, ore 19:00
domenica 22 gennaio 2023, ore 19:00
DAN ETTINGER
Direttore | Dan Ettinger
Soprano | Diana Damrau
Mezzosoprano | Edna Prochnik
Tenore | Bernard Richter
Baritono | Ludovic Tézier
Programma
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125 – “Corale”
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | José Luis Basso